Scusa devo scappare!
Quante volte ci sarà capitato di dire: scusami devo scappare? Sembra proprio che la parola chiave del secolo sia “velocità”! Questa “fuga”non ci permette di ascoltare quello che l’altro sta dicendo. Perché ci comportiamo così? E inoltre ci siamo mai dati il permesso di chiederci se questo ci sta bene, e se è questo che vogliamo?
Quante volte ci sarà capitato di dire: “scusa…devo scappare”?
Devo scappare: verrebbe da chiedersi, da cosa? Da chi? Verso cosa? Verso il futuro? Come se stando nel presente costituisse un pericolo, un rischio.
Questa “fuga” spesso non ci permette di ascoltare quello che l’altro sta dicendo, per esempio, perché siamo già concentrati nella cosa da fare successivamente; oppure ci fa alzare stanchi al mattino perché ci mettiamo subito di fronte alle cose che abbiamo da fare.
Perché ci comportiamo così? Forse la paura di contattare il vuoto che c’è in noi, il vuoto di rapporti autentici e scopi veri nella vita, ci impedisce di stare nel presente e di non soffermarci sulle piccole cose! Forse per “non sentire” la nostra insoddisfazione esistenziale, ci siamo adattati a degli standard culturali, ma ci siamo mai dati il permesso di chiederci se questo ci sta bene, e se è questo che vogliamo?
Sembra proprio che la parola chiave del secolo sia “velocità”! Non che la velocità non abbia una sua ragion d’essere, poiché consente un risparmio di tempo da poter spendere in modo che arricchisca di soddisfazione la nostra vita. Purtroppo ad un mito indiscriminato della velocità, si è accompagnata, nel tempo, una disgregazione e superficialità dei rapporti.
L ’unico “tempo” che ci concediamo, a volte per chi decide di farlo, è quello nello studio del nostro terapeuta!
Inoltre, sempre, per non perder tempo, facciamo largo uso della tecnologia a nostra disposizione, e anzichè incontrarci, ci telefoniamo, anziché telefonarci scriviamo mail, anziché scrivere mail, scriviamo sms, fino a ridurci al minimo indispensabile; per cui possiamo fermamente affermare che la comunicazione sta sostituendo la relazione, piuttosto che essere un elemento costitutivo di questa!
La spinta allo “spicciarsi”, sembra non consentire tempo per la relazione, e la comunicazione verbale o scritta, offre la possibilità, che a volte può essere anche un’illusione di mantenere un legame a dispetto di qualsiasi distanza. Tengo a precisare che comunicare non implica necessariamente un legame di appartenenza.
Per chi vuole, e per chi è stanco di tutto questo e vorrebbe qualcosa di diverso, basterebbe poco per recuperare e migliorare alcuni aspetti della propria vita:
Questo articolo, per certi versi un po’ pungente, è un invito a riflettere su alcuni aspetti di noi, magari per poter ritrovare la sintonia con se stessi, e se tutto ciò risultasse enormemente difficile, nonostante costituisca il nostro desiderio, allora si potrebbe anche valutare l’aiuto di un esperto del benessere psicologico della persona.
Devo scappare: verrebbe da chiedersi, da cosa? Da chi? Verso cosa? Verso il futuro? Come se stando nel presente costituisse un pericolo, un rischio.
Questa “fuga” spesso non ci permette di ascoltare quello che l’altro sta dicendo, per esempio, perché siamo già concentrati nella cosa da fare successivamente; oppure ci fa alzare stanchi al mattino perché ci mettiamo subito di fronte alle cose che abbiamo da fare.
Perché ci comportiamo così? Forse la paura di contattare il vuoto che c’è in noi, il vuoto di rapporti autentici e scopi veri nella vita, ci impedisce di stare nel presente e di non soffermarci sulle piccole cose! Forse per “non sentire” la nostra insoddisfazione esistenziale, ci siamo adattati a degli standard culturali, ma ci siamo mai dati il permesso di chiederci se questo ci sta bene, e se è questo che vogliamo?
Sembra proprio che la parola chiave del secolo sia “velocità”! Non che la velocità non abbia una sua ragion d’essere, poiché consente un risparmio di tempo da poter spendere in modo che arricchisca di soddisfazione la nostra vita. Purtroppo ad un mito indiscriminato della velocità, si è accompagnata, nel tempo, una disgregazione e superficialità dei rapporti.
L ’unico “tempo” che ci concediamo, a volte per chi decide di farlo, è quello nello studio del nostro terapeuta!
Inoltre, sempre, per non perder tempo, facciamo largo uso della tecnologia a nostra disposizione, e anzichè incontrarci, ci telefoniamo, anziché telefonarci scriviamo mail, anziché scrivere mail, scriviamo sms, fino a ridurci al minimo indispensabile; per cui possiamo fermamente affermare che la comunicazione sta sostituendo la relazione, piuttosto che essere un elemento costitutivo di questa!
La spinta allo “spicciarsi”, sembra non consentire tempo per la relazione, e la comunicazione verbale o scritta, offre la possibilità, che a volte può essere anche un’illusione di mantenere un legame a dispetto di qualsiasi distanza. Tengo a precisare che comunicare non implica necessariamente un legame di appartenenza.
Per chi vuole, e per chi è stanco di tutto questo e vorrebbe qualcosa di diverso, basterebbe poco per recuperare e migliorare alcuni aspetti della propria vita:
- Riscoprire il valore dell’essenziale
- Riattivare l’uso dei cinque sensi
- Percepire il proprio corpo ed il rapporto con l’esterno.
- Andare in bicicletta
- Spendere le proprie risorse anche al di fuori del lavoro
- Prendersi cura di sé e delle persone care
- Unirsi con gli altri in progetti pratici
- E per chi ne ha la possibilità, coltivare il proprio orto.
Questo articolo, per certi versi un po’ pungente, è un invito a riflettere su alcuni aspetti di noi, magari per poter ritrovare la sintonia con se stessi, e se tutto ciò risultasse enormemente difficile, nonostante costituisca il nostro desiderio, allora si potrebbe anche valutare l’aiuto di un esperto del benessere psicologico della persona.