Cambiamento e potere personale
Spesso, quando pensiamo alla figura dello psicoterapeuta, riteniamo di doverla consultare allo scopo di "cambiare" e immaginiamo di trovarci di fronte una persona che vuole manipolare la nostra mente e, cosa ancor più preoccupante, che possiede le facoltà per farlo.
Questa fantasia, insieme al miraggio di un cambiamento che avverrà al di fuori del nostro controllo, trasmette una sensazione di impotenza che ha davvero poco a che fare con ciò che avviene realmente nello studio di un professionista.
Intraprendere un percorso di psicoterapia ha in effetti più a che vedere con l'acquisizione di potere, che con la perdita di controllo. Sviluppare maggiore consapevolezza, soffermarci su ciò che ci accade e sull'impatto che ha su di noi, riflettere sulle opzioni a nostra disposizione e valutare protettivamente le direzioni da intraprendere sono tutte operazioni che ci aiutano ad essere più padroni dei nostri modi di agire e re-agire alle circostanze della vita, che sono invece, a mio avviso, in buona parte al di fuori del nostro controllo.
Rifletto allora sul concetto di cambiamento, su quanto alcune persone si sentano spaventate all'idea di cambiare e sulla misura in cui ciascuno di noi sia consapevole di essere in evoluzione in ogni momento, a prescindere dalla sua scelta di rivolgersi o meno all'attenzione di uno psicoterapeuta.
Scorrendo le opinioni di colleghi, amici e pazienti mi sono imbattuta di frequente in questa diffusa convinzione che però, ammetto, a me non convince per niente, per cui il "cambiamento" sarebbe il principale obiettivo della psicoterapia...
Alzi allora la mano chi pensa di poter attraversare una vita, o anche soltanto una singola giornata, un istante, senza sentirsi a ben guardare un po' cambiato, fosse anche per un solo ricordo in più, un'esperienza, un incontro o un raccordo inedito creato tra le pieghe di una riflessione assonnata e casuale.
Ecco, io ho piuttosto il senso che il cambiamento in sé sia un dato scontato, certo e ineluttabile! Ciascun individuo intrattiene un costante dialogo con sé e con l'ambiente che non può che avere un impatto, più o meno repentino e duraturo, sulla sua fibra.
C'è oltretutto uno slancio al cambiamento che riguarda più da vicino ciò che avviene in un processo terapeutico ma che, ancora una volta, risiede in ognuno di noi prima ancora che interessare lo studio di uno specialista. Si tratta di ciò che Rogers chiamava "tendenza attualizzante" e a cui Berne (fondatore dell'Analisi Transazionale) si riferì recuperando il concetto filosofico di "Physis": é l'innata propensione ad evolvere, la misteriosa leva che guida un germoglio verso la luce di cui ha bisogno per crescere. Ebbene per noi tutti sembra che questa non sia una conquista, bensì un dono di natura.
Se, allora, seguendo questa logica, il cambiamento fosse un processo inevitabile e, per di più, tendenzialmente orientato al soddisfacimento dei nostri bisogni, cosa resterebbe alla psicoterapia?
Due considerazioni:
Non c'è dubbio che in entrambi i casi raggiungereste il punto B (che può rappresentare ad esempio una tappa evolutiva), ma in che modo, con quali costi e con quanta fluidità dipenderà dalla vostra capacità di prevedere gli ostacoli, darvi direzione per aggirarli e individuare i vostri desideri potendo programmare di realizzarli.
Sebbene la tendenza al cambiamento rappresenti una costante in entrambi i casi, la capacità di darsi direzione e di scegliere anche in funzione dei propri desideri (piuttosto che solo sotto la spinta impellente dei bisogni) non è un dato scontato, ma una competenza che si acquisisce - o meno - nel corso della vita, a partire prevalentemente da stimoli ambientali e relazionali.
È a mio avviso proprio questo il principale contributo che la psicoterapia può apportare al benessere individuale: dare una personale e ricercata direzione al cambiamento.
Non è un caso che "Chi siamo?" "Da dove veniamo?" "Dove stiamo andando?" siano i quesiti che da tempo immemore assillano le menti dei nostri più grandi pensatori e che di per sé implichino già l'idea del movimento.
Mi stupisco allora di come tante volte il timore di cambiare, mettere in discussione se stessi e i propri modi di agire, rappresenti un forte deterrente nel richiedere aiuto, anche per coloro i quali sperimentano un disagio significativo: io, voi, il mondo che abitiamo, siamo già cambiati nel tempo che avete impiegato a leggere fin qui!
La molla che dovrebbe portarvi verso il desiderio di intraprendere una psicoterapia non dovrebbe essere l'idea di "cambiamento" in sé, ma piuttosto l'esigenza, talora destinata a scontrarsi con i limiti umani, ad esercitare una forma benevola di controllo sui vostri cambiamenti, a divenirne consapevoli, ad acquisire il potere di governare maggiormente il vostro destino e il vostro percorso di vita.
Rifletto allora sul concetto di cambiamento, su quanto alcune persone si sentano spaventate all'idea di cambiare e sulla misura in cui ciascuno di noi sia consapevole di essere in evoluzione in ogni momento, a prescindere dalla sua scelta di rivolgersi o meno all'attenzione di uno psicoterapeuta.
Scorrendo le opinioni di colleghi, amici e pazienti mi sono imbattuta di frequente in questa diffusa convinzione che però, ammetto, a me non convince per niente, per cui il "cambiamento" sarebbe il principale obiettivo della psicoterapia...
Alzi allora la mano chi pensa di poter attraversare una vita, o anche soltanto una singola giornata, un istante, senza sentirsi a ben guardare un po' cambiato, fosse anche per un solo ricordo in più, un'esperienza, un incontro o un raccordo inedito creato tra le pieghe di una riflessione assonnata e casuale.
Ecco, io ho piuttosto il senso che il cambiamento in sé sia un dato scontato, certo e ineluttabile! Ciascun individuo intrattiene un costante dialogo con sé e con l'ambiente che non può che avere un impatto, più o meno repentino e duraturo, sulla sua fibra.
C'è oltretutto uno slancio al cambiamento che riguarda più da vicino ciò che avviene in un processo terapeutico ma che, ancora una volta, risiede in ognuno di noi prima ancora che interessare lo studio di uno specialista. Si tratta di ciò che Rogers chiamava "tendenza attualizzante" e a cui Berne (fondatore dell'Analisi Transazionale) si riferì recuperando il concetto filosofico di "Physis": é l'innata propensione ad evolvere, la misteriosa leva che guida un germoglio verso la luce di cui ha bisogno per crescere. Ebbene per noi tutti sembra che questa non sia una conquista, bensì un dono di natura.
Se, allora, seguendo questa logica, il cambiamento fosse un processo inevitabile e, per di più, tendenzialmente orientato al soddisfacimento dei nostri bisogni, cosa resterebbe alla psicoterapia?
Due considerazioni:
- Essere in movimento non significa necessariamente orientarsi e scegliere la qualità delle strade da percorrere
- Soddisfare i propri bisogni non equivale a esaudire i propri desideri
Non c'è dubbio che in entrambi i casi raggiungereste il punto B (che può rappresentare ad esempio una tappa evolutiva), ma in che modo, con quali costi e con quanta fluidità dipenderà dalla vostra capacità di prevedere gli ostacoli, darvi direzione per aggirarli e individuare i vostri desideri potendo programmare di realizzarli.
Sebbene la tendenza al cambiamento rappresenti una costante in entrambi i casi, la capacità di darsi direzione e di scegliere anche in funzione dei propri desideri (piuttosto che solo sotto la spinta impellente dei bisogni) non è un dato scontato, ma una competenza che si acquisisce - o meno - nel corso della vita, a partire prevalentemente da stimoli ambientali e relazionali.
È a mio avviso proprio questo il principale contributo che la psicoterapia può apportare al benessere individuale: dare una personale e ricercata direzione al cambiamento.
Non è un caso che "Chi siamo?" "Da dove veniamo?" "Dove stiamo andando?" siano i quesiti che da tempo immemore assillano le menti dei nostri più grandi pensatori e che di per sé implichino già l'idea del movimento.
Mi stupisco allora di come tante volte il timore di cambiare, mettere in discussione se stessi e i propri modi di agire, rappresenti un forte deterrente nel richiedere aiuto, anche per coloro i quali sperimentano un disagio significativo: io, voi, il mondo che abitiamo, siamo già cambiati nel tempo che avete impiegato a leggere fin qui!
La molla che dovrebbe portarvi verso il desiderio di intraprendere una psicoterapia non dovrebbe essere l'idea di "cambiamento" in sé, ma piuttosto l'esigenza, talora destinata a scontrarsi con i limiti umani, ad esercitare una forma benevola di controllo sui vostri cambiamenti, a divenirne consapevoli, ad acquisire il potere di governare maggiormente il vostro destino e il vostro percorso di vita.